venerdì 21 novembre 2014

La libreria del male: Cages.



Nuova rubrica.
Non mi sento di chiamare recensioni gli articoli di questa sezione, saranno più che altro una sorta di summa di impressioni e sensazioni ricevute dalla mia lettura più ravvicinata, che vorrei condividere con voi attraverso barbosissimi sproloqui con lo scopo di darmi un tono intellettuale che ora va propo propo fortissimo. Detto questo è un modo anche per avvicinare chi non ha mai letto fumetti a questo mondo con regole tutte proprie. Ah e ovviamente è un modo per conoscere i vostri pareri, ce stanno i commenti, usiamoli, così si può litigare, che anche quello va forte ancora oggi fin dal paleolitico.
Ho sentito che il primo e basilare tassello di questa rubrica dovesse essere Cages di Dave McKean.




Cover del volume


Durante questo mese ho finalmente recuperato uno dei volumi fondamentali per un lettore di fumetti o per chiunque voglia intraprendere il lavoro di autore nell'ambito della nona arte: Cages.
E infatti l'opera di Dave McKean non mi ha deluso affatto, anzi credo abbia cambiato il mio modo di vedere molte cose nell'ottica di vivere quello che vorrei diventasse il mio lavoro.
Ma andiamo con ordine: il titolo. 
In questo caso il titolo è tutto. Anche solo per il fatto che si tratti di un fumetto, ed è per questo motivo che ho voluto iniziare la rubrica de "La Libreria del Male" con questo volume. 
Come tutti saprete, "cages" significa gabbie. E di cosa è formato un fumetto?
Gabbie. (va' come son sveglio, manco un furetto sotto coca)
Il contenuto di Cages per come la vedo io è strettamente legato al contenitore, come le varie metafore di vari aspetti della vita che affronta McKean nel corso dell'opera. 
La gabbia per il fumettista è l'ambiente allo stesso tempo in cui riesce a comunicare ma anche una zona di reclusione. McKean per gran parte del racconto sfrutta una ferrea e rigorosa gabbia da 9 vignette, una gabbia mooolto tradizionale.


Una delle prime pagine di Cages

E lungo tutta la storia l'autore attraverso questa gabbia, ma anche infrangendola, ci racconta personaggi che comunicano tramite altre gabbie: un pittore con i suoi quadri, uno scrittore con i suoi libri (che caso, se unite queste figure arrivano molto vicine alla figura del fumettista) e un musicista con le sue note.
Ovviamente essendo dentro queste tre cose, sono rimasto molto colpito dai messaggi che l'opera trasmette. Forse perchè, come credo molti altri, ho capito di viverle, sicuramente a mio modo.
Ma ritornerei a come McKean infrange le gabbie: Cages ha diverse forme. Nelle prime pagine ci troviamo di fronte a un "romanzo" grafico. Mentre andando avanti e vivendo le storie narrate con le 9 vignette, il racconto giunge a dei picchi o delle variazioni che lo portano al di fuori del fumetto più classico e lo fanno arrivare a una serie di illustrazioni e fotografie.



Una coppia di pagine in cui McKeane dimostra la sua duttilità.


Sia i temi trattati dalla storia, sia come l'autore li tratta, mi hanno portato a capire una cosa, magari anche banale per chi ha già letto il volume.
La libertà che ognuno di noi cerca, nella vita, sta proprio nel comprendere il contenitore o la gabbia che ci circonda e in questo modo riuscire a capire quando infrangerlo, per poi ritornare al suo interno, magari in un modo differente o all'interno di un altro (-occhiolino occhiolino rispetto al racconto).
Forse non si tratta nemmeno di capire del tutto il contenitore, ma di capirlo fino al punto giusto, in modo da essere -anche qui- liberi da troppe informazioni opprimenti.
Penso sia uno dei pochi volumi, tra fumetti e libri, che mi abbia fatto ragionare così tanto dopo la sua lettura. Quello ho scritto poco sopra è solo la punta dell'iceberg di tutti i pensieri che possono derivare dagli spunti di Cages , ma credo sia il nodo fondamentale, almeno per me.
Credo che incoraggerei qualsiasi umano alla ricerca di "un qualcosa di più" alla lettura di Cages.

Concludo con un personale piccolo tributo a Dave McKean, forse una delle poche persone che oggi si possono veramente fregiare del titolo di artista.




Dave McKean in una posa che vi ricorderà un personaggio di Cages. Oltre che il personaggio stesso. Che caso.












2 commenti:

  1. Ma quindi la libreria del male parlerà solo di opere di esimi barbuti quali McKean? Comunque Cages mi manca, mannaggia a me, ma il "Mesmerizing" di Terry Gilliam in copertina mi stuzzica non poco.

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    1. Beh la predominanza di autori barbuti è ovvia! In ogni caso appena hai l'occasione recuperalo Cages, ti si incollerà in faccia tipo facehugger.

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